Cashmere
Storia e descrizione
La capra changthangi
il cui vello è utilizzato per il
cashmere
Il cashmere (nome inglese) o cachemire (nome francese), in italiano adattato di rado come cascimirra, casimira o casimirra, è una pregiata fibra tessile formata con il pelo di Capra hircus. Il suo nome viene dal Kashmir, regione storica attualmente divisa tra India, Pakistan e Cina, da dove la si esportò verso l’Europa sin dall’inizio del XIX secolo.
Origine
Le capre vivono nelle regioni montuose e degli altipiani dell’Asia. I paesi fornitori più importanti sono: Iran, Mongolia, Cina e Afghanistan. Modeste quantità vengono prodotte anche dalla regione del Kashmir.
Le particolari condizioni climatiche, i forti sbalzi di temperatura tra il giorno e la notte di queste zone, favoriscono lo sviluppo della peluria chiamata duvet. Questa peluria (come del resto tutte le fibre animali) ha lo scopo di termo-regolare il corpo dell’animale rispetto all’ambiente esterno, proteggendolo sia dalle basse, sia dalle alte temperature.
Descrizione
La mano del cashmere è morbida, setosa e vellutata, dà una sensazione calda e soffice. La parte più sottile e fine è la peluria del sottomantello ed è chiamata duvet, cioè lo strato inferiore soffice e lanoso; la parte più grossa con peli rigidi e ruvidi proviene dal mantello esterno ed è chiamata giarre. Per raccoglierlo si esegue una pettinatura manuale del mantello durante la stagione della muta, che avviene in primavera. La produzione si aggira in media tra 100 e 200 grammi di pelo fine per ogni animale adulto.
Denominazioni
Prende nome, seguendo le normative di legge:
- sigla etichettatura tessile: WS
- in Germania, kaschmir
- in Inghilterra e negli Stati Uniti d’America, cashmere
- in Francia, cachemire
Lavorazione
del cashmere
Uno dei Paesi più importanti per la lavorazione del cashmere è l’Italia, in particolare nelle zone piemontesi del biellese e della Valsesia. Qui hanno sede le più importanti aziende al mondo che lavorano questa fibra con un ciclo completo di produzione: dalla selezione del fiocco di cashmere (quello migliore si riconosce per la lunghezza delle fibre, solitamente proveniente dalla Mongolia) fino alla trasformazione in filato e quindi in tessuto.
Grazie alla purezza dei torrenti Sesia e Cervo e alle caratteristiche chimico-fisiche delle loro acque è possibile lavorare il cashmere ottenendo una morbidezza assoluta, difficilmente riproducibile altrove.